25 aprile 2012

Mind the gap

Ok dai, se Dio o chi per lui vorrà, a quest'ora dovrei essere a Londra con tutta la banda. Beh, throw away!

Ah, se avete consigli originali per luoghi da visitare/vedere/mangiare/sbracarsi lasciate pur detto che, se è vero come dicono, che lì è tutto un uaifai magari leggo pure.
(E no, Madame Tussauds e London Eye non li faccio)

24 aprile 2012

Dietro la notizia: Ruby

L'avrete sentito, Ruby sostiene che il berlusca la foraggiasse con 47.000 euro a settimana.
Ora, mi chiedo, ammesso e non concesso che ella offrisse dei servigi remunerabili o comunque, anche se così non fosse, che il cavaliere le volesse attribuire una rendita, perché proprio 47.000 euro a settimana?
La cifra è improponibile, così schisa, sia come richiesta che come proposta, in qualsiasi tipo di accordo, allora mi chiedo da cosa derivi.
Forse da una trattativa sfiancante in stile Paperone/Rockerduck durante la quale lei parte da 100.000 lui da 0 e a un certo punto finisce che trovano l'accordo verso metà strada? Mah, da quanto emergerebbe da altre conversazioni no, perché il nostro pareva non badare a a spese per la piccola Ruby.
E allora? Che siano il frutto di una moltiplicazione o una divisione di una cifra più tonda e pattuita per un altro periodo di riferimento?
È uno scenario già più credibile: "Ti do 5.000 euro al giorno, oppure 10000, crepi l'avarizia!"
Epperò non torna il conto ed è impensabile un'offerta sui 6.714 euro al giorno.
Magari l'emolumento arcoriano era calcolato su base mensile o annua ed è stata la Ruby a semplificarlo in settimanale.
Si ragiona di un mensile di 203.667 euro o di un importo annuo di 2.444.000 che comunque non sono tondi e non verrebbero mai in mente, dai.
Potrebbero essere stati 2.500.000 annui? Sì, come lancio ci può stare, ma se lo dividi per 52 viene oltre 48.000 e la marocchina pare un tipo così preciso da non perdersi un migliaio d'euro facilmente, nel suo resoconto telefonico.
E allora forse son 200.000 al mese che li dividi per 4,3 arrotondato fa 46.512 che ancora arrotondato ti porta dritto ai 47.000.
Uffa però, che fatica!
Ma poi, alla fine, cerchi un'immagine da corredo al post e trovi la soluzione più probabile di tutte: una valigetta di denaro di dubbia provenienza da spendere alla svelta, o alla sveltina.

22 aprile 2012

Le patate fritte mancano sempre

Un po' me l'aspetto un movimento in controtendenza sulle patate fritte.
Un'ondata snob paragonabile per trasgressione solo a chi, per scelta, non aveva il televisore negli anni ottanta.
Arriveranno quelli che le schiferanno, però, per adesso, risulta ancora che le patate fritte piacciano a tutti. E piacciano parecchio. Difficilmente trovi quello che, sì gli piacciono, ma così così e può farne anche a meno.
Quando al ristorante arrivano i vassoi con le patate fritte, i commensali ti studiano con gli occhi e sono pronti a piantarti una forchettata sulle mani se tanto tanto t'azzardi a tirartene nel piatto più della tua dose deputata, dose facilmente calcolabile con Totale patatine su vassoio fratto aperta tonda commensali fratto vassoi di patatine chiusa tonda uguale.
Trovo necessario che scienziati, dietisti, tuberologi e gianfranchivissani si mettano sotto a studiare l'ultimo dei grandi misteri che la Terra continua gelosamente a custodire, ben oltre il terzo segreto di Fatima, ormai. E cioè: perché le patate fritte mancano sempre.
Ne peli un tot, ne aggiungi due e poi ancora una per stare proprio tranquillo e quando le hai tagliate ne peli altre tre perché non si sa mai. Vai a cena e esse, le indisponenti patate fritte, mancheranno.
La volta dopo ne fai il doppio e loro mancheranno di nuovo.
Sembra che i nostri stomaci si moltiplichino bovinamente per accogliere i quintali di patate fritte che siamo disposti a cucinare.
Il mio primo giorno di lavoro, nell'estate dei sedici anni, ho pompato benzina giù nei serbatoi in una trafficata area di servizio dell'Autostrada del Sole, dalle 14 alle 22 nel turno pomeridiano.
Al rientro a casa i miei mi aspettavano sulla porta del garage orgogliosi, e io ero felice che loro fossero orgogliosi, ma soprattutto che fosse finito il turno. Mentre mi lavavo le mani mi chiesero le mie impressioni, se ero stanco, se era stato facile, se i colleghi mi avevano accolto bene.
Sinceramente non ricordo cosa risposi, ricordo però che quando salimmo in cucina trovai ad attendermi un enorme piatto di patate fritte. Probabilmente prima c'era della pasta, e poi anche della carne, ma io mi ricordo solo di loro, una cupola dorata in un vassoio, da non dover dividere con nessuno.

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(nella foto ansa-pai : Poncharello e Baker in friggitoria)

21 aprile 2012

See and treat

Vorreste davvero che questa donna v'infilasse un ago in vena? Non in questa vita, lo so.
Ieri pomeriggio, in veste di padrino e di zio, sono andato a una cerimonia di laurea, pur appesantito dalla spropositata quantità di baccelli ingurgitata a pranzo.
La Commissione è composta da una fila variegata di professori, che lo capisci solo perché son seduti dall'altra parte, tra i quali spiccano un'Arisa anziana, un Lucchinelli giovane, un dj Francesco più sciroccato, una Sydne Rome a fine carriera e un frate de Il nome della rosa.
I laureandi in infermieristica sono quattro: Matteo, Elisa, Martina ed Eugene.
Martina è mia nipote, nonché mia figlioccia (eh sì, ne ho due).
Matteo parte e ci rifila una serie indefinita di slide sulla MCI, la Morte Cardiaca Improvvisa e sulle sue possibili cause. Imparo dalla presentazione che tutta la popolazione è a rischio di Morte Cardiaca Improvvisa, tutta, non solo gli atleti. Subito a ruota imparo, a mie spese, che la Morte Cardiaca Improvvisa non ti coglie mai quando dovrebbe, tipo, ad esempio, quando sei alla mercé di enne slide sulla Morte Cardiaca Improvvisa.
Tocca ad Elisa che disserta sul Blended Learning, per me ancora più noioso del precedente come argomento, l'ascolto forzato del quale spingerebbe chiunque ad autoprovocarsi una Morte Cardiaca Improvvisa e, di conseguenza, Matteo ad aggiornare la slide che dettaglia le principali cause della MCI.
Quando chiamano Martina, sangue del mio sangue piume delle mie piume, mi prende un mezzo colpo, infatti, un'amica di mia nipote che stava davanti a me si distende per augurarle in bocca al lupo e scopre così una bella porzione di chiappe.
Martina disquisisce sul See and Treat, un nuovo modello sperimentale di approccio al Pronto Soccorso, di origine angloamericana. Un metodo che ha il pregio di formalizzare l'eterno scontro tra infermieri e dottori.
L'argomento attizza un po' tutti, relatori, controrelatori e presidente, i quali si svegliano dal torpore, ognuno dice la sua e l'atmosfera si ravviva, con malcelato sdegno di Martina che viene tenuta sulla graticola per altri 10 minuti buoni.
Poi la ringraziano, la liquidano e usciamo tutti. Resta il povero Eugene a spiegare non so cosa a non so chi.
Il rientro per la proclamazione ufficiale vede mia sorella versare una secchiata di lacrime e Martina incassare un bel 106 su 110.
Poi, fuori, finalmente si fa bisboccia e lo spumante dry mi aiuta a cacciar giù il baccellame.

19 aprile 2012

A domanda rispondi - n. 7

Dove posso vedere le puntate di pokemon bianco e nero? 
Procurati un vecchio Sinudyne.

Importantissimo: Chi era San Manuel Bueno?
Il fratello morigerato di Kinder Bueno.

Come si fa a sapere se un sito è illegale?
Se va a manetta.

Uomini, può esserci una correlazione tra guida spericolata e pène piccolo?
Sì, la stessa che c’è tra domanda stupida e prima di reggiseno.

Assicurare motorino 125 in romania e circolare in italia?
Certo, e magari mangiare asparagi a Roma e pisciare a Bucarest.

Come funziona la scuola americana? Che differenze ci sono con quella italiana?
Loro studiano, da noi non USA.

Come si traduce in Inglese: quest'anno ho frequentato l'ultimo anno di liceo classico e ho fatto l'esame di m?
I never study and i made a shit examination.

Ma secondo voi è giusto che a scuola tutti i voti facciano media?
Non è sempre vero, i voti di Piersilvio facevano mediaset.

Quanto costa oggi prendere la patente A?
Completa la domanda! “Prendere la patente A chi?” Ad Alonso, per esempio, costa tanto, ma se la prendi A Massa risparmi parecchio.

Chi mi aiuta con algebra?
Questa è una bella incognita.

Un laureato, un dottore, uno che ha studiato a lungo, può essere un imbecille in altri campi?
Può essere imbecille anche nel suo, se è per quello.

Cos'ha a che fare Lutero con l'etica del lavoro?
Compra un apostrofo e chiedi a un ginecologo.

Salve, sabato prossimo ho un matrimonio e ho un vestito con solo una spallina, quindi il reggiseno devo usarlo senza bretelline.. non sta su, come posso farlo stare su senza comprare un nuovo reggiseno?
Posso venire io che di secondo mestiere faccio il pushup umano.

Mi date delle battute squallide?
Puoi prendere queste, non sono geloso.

Perché non esistono più i comunisti in questo paese?
Se li son mangiati i bambini, prima o poi doveva accadere.

Che senso ha nascere, sapendo che un giorno bisogna morire?
Morire? Aaaaaaaaaargh! Non scherziamo.

Vorrei vendere la mia FIAT 126 del 1971, mi sapete indicare un sito specifico?
www.autousate126del71.net

Non so se ancora piaccio alla mia ragazza?
Se te lo chiedi, la risposta è no.

Avreste pregiudizi nei miei confronti se vi dicessi che preferisco i trans alle donne?
No, i pregiudizi sarebbero penosi.

Qual è la scena che si ripete ogni giorno uguale nella tua vita? Bella o brutta che sia?
Son qui che leggo yahoo answers alla ricerca di stronzate.

Consiglio per tatuaggio (scritta) sulla schiena?
Scriverei "Vai così che vai bene".

Sognare chiodi nei piedi.. cosa significa?
Non so, comunque cerca di evitare le entrate coi piedi a martello.

Si può ancora mangiare una mozzarella che scade oggi?
Che la mozzarella abbia una scadenza è una bufala.

Mamme e non, avete il dono della sintesi?
Sì.

Ma a tutti voi uomini piacciono le taglie enormi di seno? Cosa vi piace delle tette giganti?
Sono tette! Sono giganti!

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Qui trovi le sessioni precedenti:   1  2  3  4  5  6

17 aprile 2012

Due gocce d'acqua

C'ho un sosia, il Rampizzi.
Ma non a Milwaukee o a Monterrey, al paese mio!
Questo può creare qualche problema, ma è anche inesauribile fonte d'aneddoti.
La somiglianza pare sia parecchio marcata e ciò non depone troppo a mio favore avendo, il Rampizzi, 3 anni più di me.
All'inizio non avevo capito bene, in paese hanno cominciato a salutarmi calorosamente tipi che io non conoscevo. Che faccio? Li risaluto e punto, per cortesia.
Va a finire che uno mi fa:
- No, scusa, ma ti avevo scambiato per il Rampizzi.
Orca l'oca, il Rampizzi. Considerate che tutti conoscono il Rampizzi da noi, perché è figlio di un dottore storico del paese. Mentre, praticamente, nessuno conosce me.
Quindi, ogni tre per due, quando sono in giro, capitano questi incontri con personaggi che mi salutano, mi danno pacche sulle spalle, mi chiedono come sta mio babbo e, soprattutto, mi sorridono a ottantaquattro denti.
Adesso io li guardo, metto loro una mano sul braccio e faccio:
- E un so' io!
- Ah, no? Davvero? Ma siete uguali!
Dai oggi e dai domani, non che sia così fastidioso, ma alla fine scassa un po'. Anche perché penso che nessuno vada da lui a dirgli che è uguale a me. Soprattutto per questo.
Uno dei miei obiettivi nella vita è da ritenersi, a questo punto, diventare più famoso del Rampizzi, affinché comincino a rompere le palle a lui per la somiglianza con Hombre.
Le migliori perle di questi anni:
  • in ufficio, quando faccio una cazzata, il capo mi guarda e mi dice "Ma sei te o t'hai mandato il Rampizzi, oggi?";
  • una volta, alla coop, pur riconoscendo che non ero lui, una tipa fa al suo ragazzo "Guarda, c'è il sosia del Rampizzi!"
  • lo zio del Rampizzi, a distanza di un anno, nello stesso posto (in gioielleria sotto Natale), mi ha scambiato per lui, anche se la seconda volta mi ha pure detto "L'ho fatto anche l'anno scorso, vero?";
  • una volta all'asilo una maestra mi ha informato che avevo già preso mia figlia dieci minuti prima (era la sua, io ho solo maschietti);
  • nel lunghissimo corridoio dell'ospedale, un paio d'anni fa incontrai suo fratello, ci guardavamo e ci avvicinavamo, implacabili, potevate sentire Morricone in sottofondo, e io pensavo se mi saluta pure lui e magari mi chiede se ho preso il pane è la prova definitiva, ci sfioriammo e lui zitto, il fratello quindi aveva ben chiaro che io non ero il Rampizzi, oppure avevano litigato;
  • oggi camminavo in strada, ma da parte, mentre scrivevo un SMS. A un certo punto sento un clacson che mi suona, ma non ero d'intralcio, quindi mi avvicino un po' incazzato come a dire "Che problemi hai?" e vedo che alla guida dell'auto c'è una signora anziana, la quale mi fa:
    - Scusa, scusa, sì ho suonato io, tu mi sembravi tutto i' mi' figliolo: due gemelli!
E così ho chiuso il cerchio, conoscendo la madre del Rampizzi, nonché moglie del dottore.
Quello che invece comincio a sospettare è che il dottore, a suo tempo, abbia visitato pure mia mamma.
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p.s. prima che qualcuno mi chieda cosa ci fa gigi riva tra i tag... ricordo una domenica mattina di 40 anni fa, in piazza dopo la messa a scartare figurine Panini, quando si sparse la voce che qualcuno aveva finalmente beccato la figu più rara dell'album "Ehi, ragazzi, il Rampizzi ha trovato Riva!"
Bastardo.

16 aprile 2012

Sient'a mme

Saper ascoltare è una roba complicata.
E non si sa ascoltare solo per il fatto che uno dei nostri cinque sensi è deputato a farlo. No.
Sentire, forse. Ascoltare è su un'altra dimensione uditiva.
Pochi sanno mettersi davvero in ascolto, anche tra chi dovrebbe farlo per mestiere, o tra noi genitori.
Io ci sto lavorando, ci sto sempre lavorando, ci sto ancora lavorando, da quando ho preso coscienza che non ero capace di ascoltare.
Ecco, già essere coscienti e riconoscere i momenti in cui manifestiamo la nostra ritrosia naturale all'ascolto, già questo, è un bel passo avanti. È il primo gradino della scala lunga e ripida che s'appoggia alla nostra idoneità all'ascolto.
È stata Nadia che, una quindicina d'anni fa, mi ha messo di fronte a questa mia incapacità, nonostante io negassi con forza di averlo, il problema.
Il sintomo tipico di chi non sa ascoltare è l'interruzione. Poi ce ne sono altri, in effetti, ma soffermiamoci su questo che è di facile individuazione.
Tu inizi a esporre un concetto divertente, serio, eccitante, drammatico e chi ti sta di fronte ha qualcosa di più divertente, più serio, più eccitante o più drammatico da rendere pubblico e perciò t'interrompe, o magari aspetta anche che tu finisca ma, nel frattempo, non ti ascolta e pensa soltanto a ciò che dirà lui quando prenderà la parola.
Nadia sosteneva che io a volte interrompessi gli altri (lei) per dire la mia, o per rilanciare, o per salutare e andarmene.
Io ero sicuro di no.
Quando, dopo quel giorno, è successo, lei ha cominciato a sorridere, così, senza dire niente. Sulle prime non ho capito, poi piano piano sì.
Io, assolutamente senza accorgermene, interrompevo un suo discorso, con una domanda o un cambio argomento inopportuno. Lei zitta mi mollava un sorriso. E io realizzavo che c'ero cascato.
Così facendo, non solo mi ha insegnato ad ascoltare chi parla, ma anche ad ascoltare un sorriso, sì, perché non si tratta soltanto di parole.
Ci sono da ascoltare gesti, espressioni, silenzi.
Lo dicevo che è complicato.

13 aprile 2012

GrouchoMarxismo


Questo post è stato scritto nelle lunghe ore che ho passato aspettando che mia moglie si vestisse per uscire.
- Sono pronta!
- Cazzo, di già?

12 aprile 2012

Le mani in pasta

Il blog è ingordo, avido come una spugna.
E per alimentare i lettori, che poi sono la sua linfa vitale, abbisogna di parole nuove: chi più ne ha più ne posti. Gli argomenti non mancano, a volte manca il tempo però.
E allora passa un giorno o due che non scrivi, e le statistiche vanno giù, i commenti languono, gli insulti pure.
Non ha importanza, dite? Massì che ce l'ha, altrimenti potevo sempre tenere un diario e allucchettarlo la sera.
È goloso il blog, assetato di concetti come di fuffa. Divoratore ingrato d’idee e di cazzate.
Il post ha vita breve e quando muore non canta nemmeno come un cigno, crepa e basta. Niente più clic, niente più commenti, niente più letture.
E tu che fai, scrivi ancora? E poi domani sarà di nuovo tutto dimenticato, inghiottito dal buco nero del web e inesorabilmente rimosso dalla memoria, come gesso dalla lavagna.
La faccenda mi ricorda di quando il Guasti (dell’Antico Forno Guasti) c’insegnava a fare il pane, a me e a Leo, e ci diceva:
- Il problema con il pane è che, per quanto lo fai buono, per quanto lo fai bello arrivi a sera e te l’hanno già bell’è mangiato tutto. (pausa) E se non te l'hanno mangiato è pure peggio!
Così va per i post.
Certo, mica per quello abbiamo smesso di fare il pane.

11 aprile 2012

Tu mi fai girar

È un periodo che mi gira un po' i'ccapo, come si dice da noi.
Ho tipo degli sbandamenti, ecco. Direi una sorta di labirintite, per quello che ho sentito sui suoi sintomi in passato. Ma potrebbe essere anche altro. Soffro di vertigini stando a terra.
A Natale sono svenuto, per dire, una notte che ero sceso di corsa per spegnere l'allarme partito senza motivo, son crollato come una pera all'indietro, mezzo sul termosifone (elementi rotondi) e mezzo sul presepe (muschio vero).
Me la son cavata a buon mercato e ho potuto raccontare per tutte le feste un aneddoto che destava un certo interesse.
La pressione stava a posto.
Poi ho avuto qualche problema, tipo una mattina che non ero in grado di alzarmi dal letto perché, come inclinavo la testa per tirarla su, mi strottolava il mondo mondiale.
È andata che mi sora mi ha rifilato mezza scatola di pillole per la labirintite e, per queste o per altro, mi son sentito meglio e ho evitato il passaggio dal dottore.
Ora son quindici giorni che il fastidio si è ripresentato, seppure in forma più lieve. Fatto sta che, se abbasso la testa o la piego di lato o all'indietro, ecco che per uno/due secondi mi gira la testa, anche se lo faccio adesso.
Allora ho imparato a tenere il collo simil ingessato nei momenti cruciali, tipo se sto in motorino, se gioco a tennis o se discorro del più e del meno con la Cucinotta.
Insomma, mi sono adattato. Se sto a letto, mi giro e mi rivolto senza problemi, tutt'al più non mi alzo, ma se ho intenzione d'intraprendere un'attività complicata, come attraversare a piedi una corda tesa tra due grattacieli, ecco che faccio attenzione a non sottoporre le mie vertebre cervicali a movimenti bruschi, così da non rischiare di perdere i sensi.
E questo mio adeguarmi alla situazione, allo stato delle cose, mi ricorda un periodo in cui guidavo con maestria una vespa che praticamente non aveva freni, e mi sentivo parecchio fico.
Comunque, dai, non fatemi andare dal mio medico... c'è un dottore in sala?

(Foto: Philippe Petit - Man on wire)

9 aprile 2012

Quasi novemila lire

Sono smaccatamente a favore dei pagamenti online e di tutte le forme di corresponsione che mi affrancano dal muovermi o da intrupparmi in una coda alla posta, in banca o alla biglietteria dello stadio. Semplicemente perché amo il mio tempo libero, che m'ingegno di non sprecare, e poi anche perché mi fido dei metodi di pagamento digitali, ovvio.

Ho paypal da sempre e lo utilizzo tranquillamente per pagare e per riscuotere e ritengo sacrosanto che le tariffe paypal non vadano ad incidere su chi paga.

Pagare un bollettino alle Poste costa un euro, farlo con carta di credito sul sito delle Poste costa 2, ma è una differenza accettabile, le Poste sostengono dei costi d'incasso e li recuperano. Io poi posso scegliere di munirmi di una postepay e cmq spendere 1 solo euro. E va bene così.

Ho un c/c online da dieci anni e in banca mi hanno visto solo per cambiare delle sterline.

Il Telepass non lo comprendo e lo odio. Odio il fatto che utilizzandolo, io debba pagare il servizio. Tu, Autostrade Spa, dovresti mandarmelo gratis a casa il Telepass, mi dovrebbe arrivare recapitato in un pacco dono da una bella ragazza in bikini e dovresti praticarmi pure delle tariffe scontate, nel caso, perché così ti consento di risparmiare un botto sui costi di personale. Magari ti faccio pure introitare di più, perché chi va in giro, se sa che non trova code al casello, si avvale più volentieri dell'autostrada. Invece, usarlo, mi costa e nemmeno mi dà un premio fedeltà, uno sconto, nulla. Per me potete pure cacciarvelo, il Telepass. Io pago col mio bancomat, non faccio code comunque, perdo dieci secondi ed è un tempo ragionevole.

Ma veniamo all'amarezza che ha scaturito il post e le suddette considerazioni: tutto nasce dal pagamento online dei contributi INPS, per i servigi di una badante.
Passando dal classico bollettino al pagamento online sul sito dell'INPS, un servizio offerto da Banca Intesa Sanpaolo, sono rimasto gelato dall'importo delle commissioni: 4,51 euro (e molti di noi pensano ancora: cazzo, quasi novemila lire!). Per fare cosa? Niente, diciamolo, giusto incanalare un flusso di denaro scrivendo 5 righe di codice in un programma di contabilità.
Trattasi di furto autorizzato! Non sono in grado di entrare nel merito delle responsabilità dell'istituto bancario e/o di quello previdenziale, trovo solo scandaloso che possano applicare una tariffa così esosa laddove, per le agevolazioni amministrative e i minori costi che l'automatismo garantisce, dovrebbero praticare una riduzione.
E t'impegni a fare le cose per benino, ma davvero poi ti viene voglia di pigliare qualcuno a nero.
Quando vado a versare i miei 330 euro trimestrali, sul sito, vorrei essere accolto da un messaggio che mi dicesse: cane, grazie intanto che hai pagato e poi, cane, grazie ancora che hai pagato avvalendoti del servizio online, il mese prossimo ti facciamo uno sconto del 5%, cane, e se poi ci porti un amico che fa l'emersione lo sconto sale al 10%, cane.
Invece nulla, maledetti.

6 aprile 2012

Read Only Memory n. 6

Da adulto, se c'è una cosa che mi ricorda l'eccitazione per la sorpresa da cavare fuori dall'uovo di Pasqua, è la lettura d'un libro.
È una sensazione più lenta, diluita, che senti fremere forte nelle mani solo quando ti appresti a cominciare un nuovo romanzo, poi si fa soffusa.
Spaccare l'uovo è voltare la copertina e tuffarsi dentro al primo capitolo.
Come a Pasqua, poi, la sorpresa spesso può deludere, non di rado è moderatamente piacevole, ma alcune pregiate volte è davvero appagante e vale l'attesa, e vale il gioco, la candela, Sansone e tutti i Filistei.
E ce ne sono a bizzeffe di sorprese celate, e nemmeno troppo, dentro alle pagine di un buon libro, e non appena ti accorgi di averle comprese e tolte dall'incarto, succede che c'hai quella faccia lì, un po' ebete e un po' sorniona, di quando, tra i pezzi di cioccolato, tiravi su una sorta di trottola colorata e non vedevi l'ora di farla girare, per sempre.

Accostarono le tende alle finestre. È così semplice lasciare la casa dove si è abitato per anni. Non ci si affeziona a un alloggio, tantomeno un ufficiale. Perché diventi casa, un'appartamento condominiale dev'essere abitato da una donna. Se lei se ne va, o muore, la casa torna a essere semplicemente un edificio, una baracca, un buco. Così disse il colonnello a Helena Puusaari.
"Ti manca ancora tua moglie?" chiese lei.
"Sì. Tyne è morta di tumore tre anni fa. Il primo anno è stato il più difficile. Ho preso anche un cane, ma un cane non sostituisce una moglie, per quanto sia di razza."
(Piccoli suicidi tra amici - Arto Paasilinna)

E voi, che sorpresa avete trovato nel vostro libro (n)uovo di Pasqua?

4 aprile 2012

Per-versioni di latino

Cicero pro Dymo sua
Dal titolo di una celebre arringa nella quale Cicerone chiede di riavere la sua etichettatrice preferita, probabilmente fregatagli da un collega d'ufficio.

Rogito ergo sum
Prendiamo atto di questo storico motto dei notai.

Cui protest
Locuzione con la quale ci si chiedeva a chi giovasse protestare, adesso non Susa più.

Do ut das
Cosa siete disposti a dare per un panetto di Das, o per sentirne anche solo l'odore?

Terga omnes
In culo a tutti.

Errata coccige
Correzione ortopedica di una sbagliata postura causa di scoliosi.

Sic transit gloria Mindy

Di Mork ancora qualcuno si ricorda, ma di lei?

Curriculum vite
Radicata in una rispettabile vigna, produco dai 10 ai 20 grappoli a vendemmia. Fillossera esente.

Excusatio non patata
Il cortese rifiuto a concedersi sessualmente delle donne nell'antica Roma.

2 aprile 2012

S'io fossi mondo

Io le ho viste le ragazze che sorridono all'uscita di scuola.
Sono l'icona più deliziosa che il mondo ci può mostrare in uno show and tell in cui ci racconta ciò che  mette sul piatto per noi.
Quei sorrisi sono la perfetta e mirabile reclame della vita.
Il fiore in boccio di una giovane donna priva ancora da contaminazioni troppo adulte e zuppa della spensieratezza dell'infinito esistere.
E non pensate a qualcosa di minimamente tangente al sesso: non c'entra nulla il sesso.
Si tratta di assoluta bellezza.
Andateci a scuola a recuperare vostro figlio o passateci così, per curiosità, magari fatelo in un sabato di primavera spruzzato di sole, e quei sorrisi, se avrete la fortuna d'incrociarli, vi daranno un'idea di paradiso terreno.
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